sabato 2 agosto 2008

Piccolo report della passeggiata del 1 agosto con Gianfranco Ciola, agronomo dell'Area Marina Protetta e Riserva Naturale di Torre Guaceto, Puglia

Oggi abbiamo effettuato un sopralluogo in un’uliveto secolare dei paduli con un agronomo che ha lavorato alla costituzione di un parco agricolo con gli agricoltori dell’area protetta di Torre Guaceto. L’esperienza trova molte similitudini con quella che il LUA di quest’anno intende sviluppare dal punto di vista progettuale per l’area dei Paduli: le similitudini riguardano sia le caratteristiche fisiche del luogo sia una certa mentalità dei contadini e delle persone che da sempre lavorano e abitano queste terre del sud, a lungo dimenticate dai processi di sviluppo e quindi (oggi diciamo per fortuna) ricche di possibilità per forme di sviluppo ( e di agricoltura) sostenibile. L’agronomo ci ha spiegato le caratteristiche di un uliveto secolare (bassa densità delle piante, circa 50 per ettaro, disposizione casuale legata talvolta alla disponibilità di piante di olivastro spontaneo sulle quali fare gli innesti, differente età delle piante con alcune di età e dimensioni ragguardevoli) e la definizione che ne ha dato la legge regionale n.14 ai fini della tutela di quelle aree dove sussistono piante con caratteristiche definite di “monumentalità”. L’esperienza di Torre Guaceto è stata fondamentale per salvaguardare oliveti secolari dalla densificazione eccessiva ai fini di produzione industriale o di ottenimento delle integrazioni dall’UE ma anche dall’espianto vero e proprio. La realizzazione del parco, inizialmente osteggiata dai contadini, ha significato, dopo un lungo processo di costruzione della fiducia, il rafforzamento dell’economia locale. Questo è avvenuto attraverso il passaggio ad un’agricoltura di qualità che ha avuto le seguenti tappe: la riconversione al biologico, il controllo della qualità della filiera di produzione, la collettivizzazione della raccolta, della frangitura e dell’imbottigliamento, la creazione di marchi DOP e la commercializzazione dei prodotti con il marchio del parco in fiere, su riviste di settore etc.). Nel processo di costruzione di fiducia con le persone che di fatto sono quelle che hanno consegnato alle generazioni future queste preziose aree agricole hanno giocato un ruolo negativo i processi di pianificazione partecipata troppo strutturati e gerarchizzati, calati dall’alto, mentre ha funzionato la creazione dal basso di rapporti personali, il passaparola tra contadini, lo scambio di esperienze con altri coltivatori in altri parchi agricoli come quelli del parco nazionale del Gargano, anch’essi partiti da posizioni molto critiche. Soprattutto però ha funzionato la concretezza delle azioni realizzate attraverso una presenza quotidiana sul campo di operatori che sanno ascoltare i desideri e i bisogni delle persone che sono la vera ossatura del parco, che costruiscono le regole con loro attraverso i processi, la circolazione di informazioni porta a porta e non attraverso i bandi affissi nelle sedi luccicanti di istituzioni lontane e da sempre guardate con sospetto dai contadini del sud per ragioni storiche che non si possono dimenticare…

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